Nella prima parte de L'insoatenibile leggerezza dell'essese Indie, ho parlato di come secondo me l'ascoltatore indie sia costantemente focalizzato sulla novità, in una ricerca quasi ossessiva che è degenerata negli ultimi anni.
Questa logica, per certi versi mi spaventa, visto che denota una forte propensione al consumismo da parte di un'insieme che dovrebbe, almeno sulla carta, opporsi al consumo di massa, a-critico, propagandato dal calderone mainstream.
In questa fenomenologia ci vedo alcuni trend positivi e alcuni segnali allarmanti.
La segmentazione del mercato e il proliferare di gruppi nuovi, che magari creano una propria label e si auto producono è una cosa buona. E' bello vedere che chiunque pensi di aver qualcosa di valido da far ascoltare abbia la possibilità di farlo. A proposito di questo, c'è un'interessante novità che riguarda i piccoli(ssimi) gruppi e Last.fm, ma ve ne parlerò più avanti.
Da un'altra angolazione, è diventato più difficile scindere il fenomeno musicale spontaneo da quello indotto. 5 anni fà quello che veniva dal basso della rete (blog, forum, chat...) era quasi sempre "genuino" e i portali si erano meritati l'etichetta di venduti (ricordate l'incredibile 7.2 di Bitch-forkmedia.com alle Destiny's Child?).
Presto anche l'industria si è resa conto del potenziale della rete, soprattutto della blogosfera e del potere persuasivo di alcuni taste maker. In questo post vedremo un paio di fenomenologie "addomesticate" dalle major e utilizzate come efficaci strategie di marketing. L'analisi è comprensibilmente sommaria e il mio tono non vuole essere gratuitamente critico, ma un'invito alla consapevolezza.
Il buzz marketing è il passaggio di raccomandazioni da persona a persona in maniera informale. In una parola blogging.
In genere pianificare una campagna di buzz marketing è cosa assai complessa ed è bene affidarsi a dei professionisti. Ancora esistono poche realtà ben attrezzate, una è Buzz Paradise di cui l'amico Luca Conti è referente italiano. Spesso tuttavia chi ha un piccolo budget da investire e chi non può far affidamento su un'agenzia di booking, si deve attrezzare da solo. Inviare promo ai blogger più credibili è una buona strategia: un blogger coinvolto difficilmente potrà voltarvi le spalle.
Personalmente adoro i blog e credo nella buona fede di chi ci scrive sopra (buzz marketing non significa marchetta, tutt'altro). Un buon post sul blog preferito, chiaro, esaustivo, completo e informativo, vale quanto un giro al negozio; che il blogger sia stato invitato a parlare del gruppo o meno. Tuttavia nell'era dell'iperinformazione è dimostrato che se provassimo ad elaborare in maniera razionale tutte le informazioni che ci interessano, il nostro cervello impazzirebbe. Tanto più che spesso non c'è nemmeno il tempo materiale per leggere tutti i blog che abbiamo nella cartella preferiti.
Così, molte delle informazioni che acquisiamo durante il giorno, soprattutto chi lavora sulla rete, vengono assorbite dall'emisfero sinistro del cervello. Questo fà da filtro ed elabora in maniera inconscia tutti gli imput che percepiamo apparentemente in maniera distratta. Ad esempio se su un blog leggiamo "mucca viola" possiamo ritenerlo un concetto futile, ma il nostro cervello si sarà già figurato quell'immagine. A questo punto comincerà un dialogo interiore i cui concetti, se infine ritenuti validi, saranno trasmessi all'emisfero razionale. E qui mi collego a MySpace.
MySpace è un social network (spesso impropriamente definito blog), il cui vantaggio è quello di rendere disponibile l'ascolto in streaming di massimo 6 brani musicali (di cui si detengano i diritti o la licenza d'uso). MySpace ha un forte appeal verso gli internauti più giovani, le statistiche parlano di un'età media dell'utenza MySpace compresa fra i 14 e 34 anni.
Io non amo paerticolarmente MySpace, per svariati motivi. Per esempio vi basti pensare che in mezzo a tutti questi numeri non c'è praticamente spazio per un'informazione che sia realmente utile (musica a parte):
- 350.000 nuovi utenti al giorno
- 1 miliardo di immagini caricate per 80 Terabytes di spazio e 150.000 richieste al secondo
- 60.000 nuovi video al giorno
- 4,5 milioni di persone online ora
Le uniche righe di testo sono i commenti spudoratamente autopromozionali in fondo ad ogni pagina. Talmente spammosi che Trent Lapinski qualche anno fà scrisse MySpace: The Business of Spam 2.0:
In reality, MySpace is the next generation of marketing, advertising and promotion, exquisitely disguised as social networking. Simply put, MySpace.com is Spam 2.0.Nonostante questo, mi sentirei di consigliare un profilo su MySpace ad una band che vuole farsi notare e lo stesso fanno ormai anche le grosse multinazionali del disco. Questo perchè fa figo e perchè vedere con l'emisfero emotivo del nostro cervello, un profilo MySpace che ha molti amici "importanti", molti commenti e dei gruppi fighi alla voce "Influenze", prima o poi influenzerà in maniera positiva il giudizio razionale che abbiamo su un dato gruppo.
E se la tanto amata Next Big Thing stesse diventando la Old Big Shit?
2 commenti:
Per quanto riguarda il consumismo dellamusica si, è vero, c'è questa incessante corsa alla novità,ma non solo. Se il numero delle band che producono, o si autoproducono un disco è cresciuto esponenzialmente, di contro si è formata, sempre all'interno dell'ambito cosiddetto indie, anche un certo mainstream. Mi spiego meglio: le rivistedi settore e la maggior parte delle blogzine tendono comunque a parlare di un numero ristretto di band, e sempre le stesse. di per se non è nemmeno un numero ristretto,ma a confronto con l'enorme mole di dischi che escono si. E allora finisce che tutti magari nelle loro classifiche mettono i soliti battles, editors,of montreal, che, per carità io rispetto. ma a me piace andare anche oltre, e cercare, per quanto possibile di spulciare anche altri canali e trovarmi piccoli tesori sommersi di cui nessuno aprla, e ce ne sono, ti faccio solo un paio di nomi a me tanto cari: Page france ed Ola Podrida.Alla fine è una questione di come si vogliono davvero filtrare tutti questi imput. io non mi riterrò mai indie o qualcosa di simile, soltanto inseguo la musica che mi piace, e cerco di non farmi fregare dalle next big thing, che tra l'altro non snobbo, sennò commetterei un torto. Però ho almeno una top 10 a fine hanno che magari qualcosa di nuovo può dirla oltre ai soliti nomi che infestano leprima pagine, virtuali e non.
Concordo in gran parte. Sacrosante l'osservazione sulla corrente mainstream all'interno della nicchia.
Mi tolgo il cappello di fronte a Page France.
Anche a me come a te piace cercare il "tesoro sommerso", constato solo che nel giro di pochi anni, quello che veniva promosso dal basso, oggi è ancora promosso dal basso, ma con strategie mirate e un po' di malizia in più (non da parte di chi scrive ovviamente).
Insomma, bisgona essere bravi a capire fin dove il claim è credibile e dove diventa solo marketing.
Per il resto sono assolutamente dalla parte di chi si autoproduce e di chi ha una sual label. Queste cose le abbiamo sempre appoggiate, con mille collaborazioni, anche su Indie For Bunnies (ad esempio la Tafuzzy e Sporco Impossibile).
Musica e internet... che strada prenderamo???
Ciao ciao
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