martedì, ottobre 02, 2007

Musica, Internet e Legalità: il triangolo no?

Per un artista è possibile guadagnare distribuendo la propria musica su internet?
Secondo le major no, secondo me sì e vi spiego perchè.

La similitudine potrà sembrarvi strana, ma è sicuramente azzeccata. L'industria musicale sta vivendo lo stesso drammatico passaggio "dallo scaffale al web" che visse qualche anno fa l'industria pornografica. 20'anni fa i leader del mercato del porno erano le produzioni cinematografiche, Penthouse e PlayBoy. Quando questi passarono al web, forti della loro posizione, pensarono di offrire i medesimi contributi anche sul web e anche lì a pagamento.

Bè, quelli che fino a quel momento erano stati i leader, vennero ben presto superati da "imprenditori" che offrivano "contenuti espliciti" gratuitamente e che divennero ricchi. Come? Martellando i "fruitori" con banner ed advertising.

Non c'è nessun limite tecnico per cui la stessa cosa non si possa fare anche con la musica. La formula potrebbe essere quella di pagare canoni fissi per la fruibilità illimitata di un bene artistico immateriale, in cambio di qualche passaggio pubblicitario.

Le major stanno resistendo ad oltranza, ma anche loro capitoleranno presto, il loro modello di business è obsoleto. L'ascoltatore vuole solo ascoltare musica, le major vogliono vendere un supporto materiale per giustificare dei ricarichi che arrivano all'80%, altrimenti ingiustificati.

Quante persone lavorano dietro ad un film, ad esempio ad un colossal? Quante persone cooperano per la realizzazione di un disco?
La risposta è ovvia, perchè la domanda è retorica, eppure un disco costa molto (in alcuni casi moltissimo) più di un film. Non è un'assurdita?

Uno dei pochi approcci ufficiali sul web è quello tentato da iTunes, la difficoltà è quella di mettere daccordo tutte le case discografiche, rendere disponibile online un catalogo completo è davvero difficile. Inoltre lo stesso iTunes presenta dei limiti intrinseci a sfavore della qualità, di fatto ha meccanismi di marketing che incoraggiano la produzione di singoli ruffiani a favore di album complessivamente mediocri (per non dire peggio).

Di recente alcuni gruppi hanno tentato degli approcci personali ed originali, cercando di "bypassare" la propria casa discografica. Prenderò brevemente in considerazione quattro diversi casi.

CASO1
The Flaming Lips - UFO's At The Zoo: The Legendary Concert In Oklahoma
La band di Wayne Coyne ha voglia di sperimentare, non è ancora pronta per internet, ma capisce l'importanza dell'mp3. UFO's At The Zoo: The Legendary Concert In Oklahoma esce sugli scaffali il 10 Luglio ed è, di fatto, un dvd. Dentro, oltre a foto e filmati, c'è la possibilità di scaricare, dopo essersi registrati, tutte e 24 le tracce in formato mp3. La soluzione dei Flaming Lips è un'ibrido, sicuramente più vicino al modello di business musicale old-style.
Considerazione tecnica, è sicuramente uno dei migliori 10 live di tutti i tempi! (presto una recensione su Indie Riviera)

CASO2
Radiohead - In Rainbows
I Radiohead, forse spinti dalla mancanza di un accordo con una major, hanno deciso di "svendere" il loro nuovo album sul web. I fans dei Radiohead possono acquistare il nuovo disco al prezzo che più ritengono opportuno, anche pochi centesimi (forse un gesto di stizza verso chi non gli ha offerto un contratto all'altezza). Il download sarà attivo il 10 Ottobre, in alternativa si può acquistare un box contenente cd e vinile. Anche questa è una forma di business ibrida, ma molto più web-oriented. La possibilità di "fare il prezzo" denota una grande fiducia verso il ROI (return of investiment) della popolarità e verso la probabile conseguente vendita di merchandising (per alcuni il vero futuro del musical business).

CASO3
Prince - Musicology
La scorsa primavera a fare uno sgarbo alle major (in quel caso alla Columbia/Sony) ci pensò Prince. L'artista decise di rendere scaricabile il proprio album su un sito proprietario, il caso era, ed è rimasto, senza precedenti. Prince si è reso autonomo sia dall'etichetta che dai maggiori e-store. Ovviamente poi il disco è uscito anche nei formati più celebri.

CASO4
Elton John
Per citare una sua canzone, Elton John è un uomo razzo, per la velocità fulminea con cui ha captato le potenzialità della rete. Voto 0: Candle in The Wind!

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Credo che quella dei Radiohead non sia solo una risposta di stizza verso le major che non hanno offerto loro un contratto ... Credo che la scelta sia deliberata a favore di un nuovo modello che ritengono piu' conveniente per chi la musica la fa davvero : musicisti, produttori artistici , tecnici del suono ecc...
Hanno eliminato l' intermediazione , affidandosi ad un unica società a loro collegata . In piu' hanno aggiunto la possibilità di comprare il discbox , che a mio parere , con vendite inferiori anche di un ordine numerico potrebbe far guadagnare ai Radiohead molto di piu' rispetto ad un eventuale distribuzione tramite major.
Dal punto di vista dei diritti nulla cambia : gli introiti sui diritti continueranno ad arrivare loro tramite i pasaggi in radio , l' utilizzo delle musice in ambito cinematografico o pubblicitario e cosi' via.
Le major da tempo si comportano in modo malsano . I loro affari non vanno male nel complesso , perchè il mondo delle suonerie genera profitti che nemmeno ci immaginiamo , visto che infatti proprio le major non rivelano niente riguardo a questo business , che si presume essere gigantesco.
Personalmente , per concludere , ritengo che il vero futuro economico della musica non sia il merchandising , aspetto comunque importante , ma le performance Live . Il "disco" in qualsiasi formato esso sia si configurerà sempre piu' come promozione per portare quanta piu' gente possibile ai propri concerti .
Pardon per la lunghezza del commento , ma come capirai , sono parecchio interessato all' argomento :)

Francesco ha detto...

Ciao Camillo, apprezzo molto questo commento, soprattutto la lunghezza, denota che anche tu come me hai a cuore queste tematiche.

Forse il termine "stizzo" è un po' troppo forte, ma i Radiohead hanno dato un segnale importante ai loro interlocutori nel mercato musicale classico. Il messaggio è amplificato proprio dal fatto che proviene dalla band di Thom Yorke.

Io ho particolarmente apprezzato che band di questo spessore stiano battendo queste strade non convenzionali. E' un forte messaggio anche per gli emergenti, che hanno ancora un modello obsoleto. I giovani vivono ancora il sogno "demo spedita alla Universal", è una strada da tentare, ma la musica può passare direttamente oltre, questi casi lo dimostrano.

Concordo pienamente quando parli di introiti provenienti dalle performances live, oltre che dalla vendita di marchandising, questa mancanza nel post è stata una mia omissione.

Ciao ciao
Fran

Anonimo ha detto...

Post interessante e tanti buoni spunti.
Mi chiedo francamente cosa potrebbe accadere nel momento in cui l'iniziativa dei Radiohead dovesse risultare vincente ed altri artisti dovessero seguirli.

Altri artisti di fama, intendo.
Perchè in fin dei conti, a livelli "più bassi", già da tempo c'è chi si affida ai music store che distribuiscono musica sotto licenza Creative Commons.

Da qui una considerazione:
il ruolo della musica, per meglio dire dell'album come punto di arrivo, è in mutazione da tempo.
Intenderlo come "veicolo promozionale per altri business correlati", non è storia nuova: i piccoli artisti, quelli che magari vivono solo sui loro concerti, lo sanno da tempo.

Ma non basta: la distribuzione gratuita della musica non accontenta tutti, anche perchè chi ti garantisce che poi quelli che ti ascoltano vengono a vederti dal vivo?

L'iniziativa dei Radiohead diventa importante perchè si contrappone alle major ed allo stesso tempo dice al consumatore: se ritieni di voler pagare quello che ascolti, accomodati. Anzi, ascolta prima il disco, puoi pagare anche dopo, in base a quanto ti è piaciuto.

L'aspetto migliore è proprio la vendita diretta, da artista a consumatore, ad un prezzo decisamente basso, che alla fine si paga più che volentieri.

In tal senso, sarò curiosa di sapere se la fiducia che i Radiohead hanno riposto negli ascoltatori verrà ricompensata (in soldoni: ci guadagneranno? quanto?)

Fran, se saprai qualcosa in più, tienici aggiornati ;)

Donatella

Francesco ha detto...

Le tue sono considerazioni intelligenti Dona, tutta questa problematica è difficile da comprendere anche perchè è viziata da anni e anni in cui lo star system è coinciso con la musica.

Dove sta scritto che i musicisti debbano essere miliardari? Non erano i menestrelli i più poveri fra i cortigiani? Non erano i musicisti di jazz brutti, poveri e neri?

Eppure ad un certo punto è accaduto qualcosa, lo showbiz, da Elvis in poi, ha preso in prestito i musicisti, li ha stereotipati e ha iniziato a venderli. Il pacchetto era un "All Inclusive" e la musica era una parte del tutto.

Un'esperienza del genere giustificava i prezzi e rendeva appetibile il mercato musicale.
Ma se prendiamo in considerazione la musica e solo la musica, io non credo che muova tutti questi soldi. I Radiohead possono pubblicare le loro canzoni su internet e guadagnare miliardi, ma solo perchè si chiamano Radiohead.

In sostanza, io credo che il futuro della musica sia su internet, ma che non avremo più le Star del passato, perchè erano legate ad un modus-operandi che non ha più ragione d'essere. Oggi i contratti degli artisti sono dei "Co-co-pro", gli emergenti pubblicano 2 album e poi sono abbandonati a se stessi. Passo successivo: gli artisti pubblicano su internet, guadagnano meno, alcuni si scoraggiano, il livello qualitativo si alza.

Ma lo scopriremo solo vivendo.
Al prossimo post su marketing & industria musicale (ma prima recensioni ed mp3 per tutti!)

Anonimo ha detto...

Capisco i ragazzini che scaricano la hit del momento.

Ma i cultori, quelli per cui un cd del loro artista preferito, che amano la confezione, il profumo del cofanetto e il gusto di avere un cd orginale... ecco loro non scaricano.

Se pensiamo a rivenditori che hanno fatto la loro fortuna puntando sul mercato della ricerca musicale, e che offrono i prezzi più competitivi, tipo il più celebre italiano: www.sweetmusic.biz

Loro puntano proprio su quel mercato di culturo, riuscendo a permettersi prezzi quasi sottocosto per vere e proprie opere d'arte.

Io ci credo nella musica come oggetto di culto.

Francesco ha detto...

Ciao, anche io credo nela musica come oggetto di culto, infatti spesso le mie considerazioni sono permeate da una vena malinconica.

Io sono uno di quelli a cui piace leggermi tutto il booklet: dov'è stato registrato il disco, i ringraziamenti, i musicisti che hanno partecipato, il roduttore, chi ha mixato...etc etc
E come si fa ad ascoltare un disco ignorando queste cose ?!?!?!

E non mi fermo qui, meglio il vinile del cd!!!

Ciao ciao
P/s
La prossima volta dicci come ti chiami che siamo curiosoni!!! ; )

Anonimo ha detto...

Beh sono una nostalgica come te.
Sono Giorgia, e sono una che crede nel prfumo del bookelt, nell'adesivo della confezione, nella traccia a qualità perfetta...

E poi smettiamola di dire che i prezzi sono tutti alti. L'esempio che vi facevo prima...tipo sweetmusic.biz è il mio rivenditore di fiducia. Lui è uno dei piu buoni in italia, ma sono in tanti a fare dei prezzi di occasione per i cd i david bowie, o dei clash... (ora la smetto altrimenti sembro pagata da loro)

Francesco ha detto...

Ciao Giorgia, quando vuoi aprire un fan club dei fans dell'odore del booklet, conta pure su di me. Quello non è un odore, è un profumo!

Non conoscevo Sweet Music, c'ho dato un'occhiata e non mi sembra affatto male. Ho fatto un paio di ricerche su Pavement e Mum ed ho trovato tutto e a prezzi interessanti. Prima o poi ci faccio un'acquisto e ci scrivo su anche un post!

Per quanto riguarda i prezzi dei cd è tutto relativo. Per me non sono i cd in assoluto ad essere cari, ma ritengo troppo speculativi i ricarichi che ci sono sopra. Ma sono sicuro che tantissimi giovani li ritengano troppo cari, soprattutto se possono scaricare gratis la stessa musica sul mulo (pratica che meriterebbe una discussione a se).

Ciao ciao Giorgia.

Alexmessomalex ha detto...

Cazzo raga, Detto da un'artista nel campo ormai da tempo... tutte belle parole sicuro... Ma non dimenticate che La musica, deve molto alle Major, nel bene e nel male.
Croce e delizia, l'han divinizzata per poi venderla a caro prezzo...xo almeno l'han divinizzata.
E mi vogliate scusare, ma per me, l'album è un'icona il simbolo dell'opera d'arte in senso musicale.
Si parla di the dark side of the moon... non del live in ecc...
L'album è per l'eternità, un concerto è "solo" per le nostre vite... no?
Concludo dicendo che non si teorizza, la musica deve correre in ogni direzione... e purtroppo e lo ripeto, purtroppo deve avere anche un costo... per consentirne realizzzazione e diffusione.