venerdì, ottobre 19, 2007

Gravenhurst - The Western Lands

Gravenhurst
The Western Lands (Warp Records - 2007)

I Gravenhurst sono il progetto (quasi) personale del cantante e polistrumentista Nick Talbot. Nick, alla metà degli anni '90 vive sulla sua pelle il movimento Dream Pop. Rimane così coinvolto da trasferirsi a Bristol, epicentro di quella corrente, qui collabora con gruppi seminali quali Third Eye Foundation, Flying Saucer Attack e AMP.

I Gravenhurst esordiscono nel 2004 con l'intimistico Flashlight Seasons, questo The Western Lands è il terzo album di Nick (più un paio di EP) e tutti sono usciti per la Warp Records.

Considero decisamente The Western Lands la summa stilistica dei lavori precedenti di Nick, un equilibrato compromesso fra i capolavori folk Flashlight Seasons e l'EP Black Holes In The Sand e il penultimo Fires In Distant Buildings. Se i primi due dischi citati avevano un mood prevalentemente malinconico, espresso con ballate acustiche e virtuosismi di fingerpicking, Fires In Distant Buildings virò verso sonorità più post rock, spiazzando fans e critica.

The Western Lands è composto da una buon mix di tutti questi ingredienti. L'impressione generale rimane quella di un disco capace di sintetizzare canoni quali il post-rock, la new-wave e lo shoegaze. Ma nei momenti opportuni la languida ed austera voce di Nick, è ancora in grado di riportare le orecchie dell'ascoltatore sui territori del songwriting.

Song Among The Pine, malinconica come una lugubre camminata notturna al camposanto, è uno di quei casi in cui il disco si (ri)avvicina al primo Gravenhurst. Questa solenne ballata folk appare anche nella colonna sonora del film tedesco Ein Freund Von Mir.

Farwell, Farwell è decisamente uno dei pezzi migliori del disco, in pieno stile Creation Records periodo shoegaze. Stesso valore artistico per la conclusiva The Collector, che comincia con una chitarra ritmica molto post-punk, prosegue con una galoppata basso-batteria-organo, ed il tutto è chiuso da un'assolo di chitarra noise.

Fra gli episodi più riusciti c'è anche Hollow Man, una bordata di energia post rock tutta chitarre, batteria, voce seducente ed un giro di basso che finisce col flirtare con il piano, davvero intrigante.

Il senso di The Western Lands, semplicemente, è fra la malinconia che si porta dietro lo scorrere del tempo "..The past is a strange place/But I want it back..", e i desolanti paesaggi industriali, ieri distanti e in fuoco, oggi ancora più vividi e vicini.

Genio.

Similar Artist: Slowdive, Elliott Smith, Mogway
Rating:


Mp3:
She dances
Hourglass

10 commenti:

Anonimo ha detto...

disco decisamente affascinnante...tra i similar artist ci avrei messo senza dubbio i My bloody Valentine..in certi passaggi pare di essere catapultati nella Tokio notturna di sophia coppola: il che non può che essere bello..
non so quanto interessi all'umanità, ma 'trust' è la mia preferita..
bye

Francesco ha detto...

Concordo pienamente, ho riflettuto al lungo sull'inserire o meno i My Bloody Valentine. In alcuni passagi ci sono proprio dei richiami evidenti. Ma poichè ultimamente li stò inserendo ovunque (del resto sono un gruppo seminale, a dir poco), ho ritenuto più opportuno citare gli altrettanto validi Slowdive.

Però i M.B.V ci sono eccome fra le influenze.

Ciao ciao

davide ha detto...

RIPORTO QUI SOTTO UN ARTICOLO TRATTO DAL BLOG DI BEPPE GRILLO. PARLA DI UN DISEGNO DI LEGGE DI INIZIATIVA GOVERNATIVA CHE SE VENISSE APPROVATO COMPORTEREBBE LA CHIUSURA DEL 99% DEI BLOG ESISTENTI.

“La legge Levi-Prodi e la fine della Rete

Ricardo Franco Levi, braccio destro di Prodi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ha scritto un testo per tappare la bocca a Internet. Il disegno di legge è stato approvato in Consiglio dei ministri il 12 ottobre. Nessun ministro si è dissociato. Sul bavaglio all’informazione sotto sotto questi sono tutti d’accordo.
La legge Levi-Prodi prevede che chiunque abbia un blog o un sito debba registrarlo al ROC, un registro dell’Autorità delle Comunicazioni, produrre dei certificati, pagare un bollo, anche se fa informazione senza fini di lucro.
I blog nascono ogni secondo, chiunque può aprirne uno senza problemi e scrivere i suoi pensieri, pubblicare foto e video.
L’iter proposto da Levi limita, di fatto, l’accesso alla Rete.
Quale ragazzo si sottoporrebbe a questo iter per creare un blog?
La legge Levi-Prodi obbliga chiunque abbia un sito o un blog a dotarsi di una società editrice e ad avere un giornalista iscritto all’albo come direttore responsabile.
Il 99% chiuderebbe.
Il fortunato 1% della Rete rimasto in vita, per la legge Levi-Prodi, risponderebbe in caso di reato di omesso controllo su contenuti diffamatori ai sensi degli articoli 57 e 57 bis del codice penale. In pratica galera quasi sicura.
Il disegno di legge Levi-Prodi deve essere approvato dal Parlamento. Levi interrogato su che fine farà il blog di Beppe Grillo risponde da perfetto paraculo prodiano: “Non spetta al governo stabilirlo. Sarà l’Autorità per le Comunicazioni a indicare, con un suo regolamento, quali soggetti e quali imprese siano tenute alla registrazione. E il regolamento arriverà solo dopo che la legge sarà discussa e approvata dalle Camere”.
Prodi e Levi si riparano dietro a Parlamento e Autorità per le Comunicazioni, ma sono loro, e i ministri presenti al Consiglio dei ministri, i responsabili.
Se passa la legge sarà la fine della Rete in Italia.
Il mio blog non chiuderà, se sarò costretto mi trasferirò armi, bagagli e server in uno Stato democratico.
Ps: Chi volesse esprimere la sua opinione a Ricardo Franco Levi può inviargli una mail a : levi_r@camera.it”

NON LASCIAMO CHE IL GOVERNO CI METTA IL BAVAGLIO: PROTESTIAMO TUTTI ASSIEME.

Tanti saluti Davide

Francesco ha detto...

Brutta storia...

Ho finito or ora di rivedere "V per Vendetta", sono più che mai suscettibile su questi temi.

Ciao e grazie per la dritta.

Anonimo ha detto...

Questo blog è molto interessante.
Lo leggo da poco e non ho letto tutti i post.
Non so se lo hai già fatto, ma c'è un post circa il concetto di "indie"?
E' una cosa che mi interessa molto, anche a fronte della molteplicità d'affermazioni.
A presto

Francesco ha detto...

Ciao Sergio, grazie per i complimenti.

Un post sul concetto di indie ancora non c'è, ma ci sto pensando già da tempo.

Però più che un post su ciò che io penso sia l'indie mi piacerebbe fare qualcosa di più partecipativo. Qualcosa in cantiere c'è spero di poter pubblicare presto i risultati del mio piccolo esperimento ; )

Ciao ciao

Anonimo ha detto...

Certo.
L'importante è che tu promuova un post sull'argomento, le opinioni differenti o uniformi rispetto alla tua saranno quelle dei commenti.
La cosa interessante sarebbe fare un post con l'opinione dei gruppi o artisti denominati sotto il termine "indie"...

Francesco ha detto...

Ehehehe, secondo me i gruppi saranno sempre un po' scettici con le classiche etichette che gli si appiccicano addosso. Però la tua idea non è male, sarebbe un bel faccia a faccia.

La definizione di Wikipedia non è male, usa la dicitura "indipendenza reale o percepita", questa lettura è interessante.

Comunque stò lavorando ad un post di questo tipo, spero sia pronto presto ; )

Ciao ciao

Anonimo ha detto...

Ahaha.
La cosa fantastica è che io non sono d'accordo con la definizione proposta da Wikipedia.
Aspetto il post, dunque.
E vai così, che c'hai un bel blog.

Francesco ha detto...

Bè, a questo punto sono curioso di sapere che ne pensi, ma me lo dirai in un commento a quel post (vario, eventuale e futuro).

Ciao ciao