giovedì, gennaio 17, 2008

L'insostenibile leggerezza dell'essere Indie (Pt. 1 di 2)

Giov, Axel e io avevamo un sogno, scrivere su una rivista musicale. Cominciammo il nostro cammino di avvicinamento all'editoria scrivendo su diverse webzine, sempre insieme.
Ben presto arrivammo anche al cartaceo, in particolare io ho posto la mia firma su diverse recensioni pubblicate su Losing Today.
Quasi subito ci rendemmo conto che c'era un certo gap temporale fra quello che ascoltavamo e quello che scrivevamo/leggevamo sulle riviste. Il web era molto più avanti.

Fu allora che, in preda ad una febbrile eccitazione, decidemmo di aprire un M-Blog (Mp3 Blog) sulla scia di quelli americani, che da oltre oceano stavano proponendo musica online in barba alla RIAA.
Era il 2004 quando io e Giov aprimmo Kult Blog e il 2005 quando io ed Axel fondammo Indie For Dummies, qui trovate tutta la storia. All'epoca il fenomeno non era troppo conosciuto in Italia, forse l'unico M-Blog di qualità era The Golden Gods. Ben presto Indie For Bunnies s'impose e lo stesso fece all'estero. L'intento era quello di fornire un'informazione musicale adeguata ai tempi serrati che imponeva il claim suscitato dal lancio, continuo, di nuovi gruppi di tendenza.

Mi rendo conto ora che quel giro di boa, che oggi potrebbe apparire tanto ovvio, fu in realtà una rivoluzione copernicana. Da allora molte cose sono cambiate nel modo di reperire informazioni musicali , di procurarsi la musica o di "rubare" fugaci ascolti della stessa.
Se è vero che i mercati sono conversazioni, questo si è dimostrato ancora più vero nel settore musicale e nel clamore che suscita la rete attorno ad ogni nuova uscita.
Nel mio lavoro, questa forma di promozione basata sul claim generato dal web, che in musica talvolta è spontaneo e talvolta no, si chiama Buzz Marketing, e credetemi è roba seria, precisa come una scienza.

Su come si organizza una campagna di Buzz Marketing magari vi parlerò nel prossimo post (assieme all'argomento MySpace), vi basti pensare che una volta, io ed Axel, fummo invitati a giocare una partita di calcetto con gli Artic Monkeys a Milano (per la cronaca, rifiutammo). In quel caso specifico, le finalità erano quelle di far incontrare i bloggers e gli artisti, cercando di creare un'entusiasmo che poi avrebbe dovuto trovar sfogo nella rete.

Il potere della rete, dei bloggers e dei cosidetti taste maker (creatori di tendenze), è in grado di produrre repentine ascese e ancor più rapide discese, nel nome di un'utenza già pronta ad innamorarsi di un nuovo gruppo.
La cosa oggi è normale, soprattutto per le nuove generazioni di ascoltatori: la fantomatica Net Generation studiata da Don Tapscott, che consiste nel 30% della popolazione mondiale. Questo segmento che comprende giovani nati fra il '78 e il 98, è cresciuto con questo modello di reperibilità delle informazioni e di fruizione della musica.
Ma chi ha conosciuto altre "fasi", ad esempio per chi ascoltava musica negli '80 e nei '90, la cosa non è così scontata.
Esistono ancora i fans o i fans-club? Probabilmente molto pochi, in particolare in ambito indie no, non esistono più. Il pubblico indie è troppo concentrato sulla next big thing.

Questo si ripercuote anche, ovviamente, sulle vendite. Ad esempio nei negozi, sugli scaffali indie, un nuovo disco, con un buon progetto di marketing alle spalle, ha grandi possibilità di essere "bruciato" in poche ore, ma se supera la permanenza critica sullo scaffale, diciamo di un paio di settimane, ci sono forti probabilità che rimarrà lì per sempre. L'ascoltatore indie difficilmente scarica o acquista un disco che non riguardi la stretta attualità, e comunque è ansiosamente alla ricerca della novità.

Pensare che il pubblico indie e alternative, possa essere associato a fenomeni quali snobismo e consumismo, e mi ci metto anche io, è quasi antitetico. 15 anni fà, per quelli della mia generazione, ma anche e soprattutto per i più grandicelli, ascoltare la musica indie voleva dire consumare, letteralmente, un'audiocassetta da 90 min. dei Dinosaur Jr.

Morale?
Tutto si riduce ad un paio di casistiche. O ti lasci travolgere dal clamore mediatico senza capire cosa è spontaneo e cosa è indotto e pianificato o rallenti e cominci a scremare le tue sorgenti d'informazione.
La mai regola è quella di fidarmi solo di chi stimo, a prescindere dalla comunanza o meno di gusti musicali. La musica è come una scalinata e il tuo orecchio e il tuo senso critico vanno allenati.
Se compro un disco solo perchè ne parlano tutti potrei fallire, ma se un disco me lo consiglia Dragan, o Isidoro Bianchi o chi-volete-voi-di-fidato, oggi potrei non capirlo, ma è indubbio che ci sia della qualità che un giorno sarò in grado di apprezzare.

10 commenti:

OcchiChiusi ha detto...

l'esempio con la cassetta dei Dinosaur Jr calza a pennello!
grande!

Francesco ha detto...

Eh, in quell'esempio ci siamo dentro in tanti :)

Sachiel ha detto...

La vedo come te caro Fran, bisogna cercare , se non di scremare le fonti da cui si attingono le informazioni, almeno a saperle usare. Qui c'è la corsa alla nuova big thing, sempre ogni mese. Fenomeni che spesso lasciano il tempo che trovano. Io ascolto moltissima musica, anche perchè per scrivere su una blogzine devi farlo,e poi sono curioso. Attorno a me, conosco gente che si lascia trasportere da questemode, chiamaiamole Indiemode, e sembra crederci. Molti dischi, dopo qualche ascolto li lasci da parte, ma tante cose le ripesco, anche quotidianamente e me le portoindietro per anni. Invece mi pare che pochi, anche tra quelli che conoscono, perla fretta di arrivare prima e oltre su qualche gruppo, abbia perso il piacere di consumare un disco, o comunque ascoltarlo a ripetizione anche in formato digitale.

Francesco ha detto...

Ciao Sachiel, bè, quello che penso l'hai letto. Comunque sì, il concetto è quello di valutare bene le proprie fonti, scremare, affinare il proprio gusto.

Non importa il formato, ma se il mercato indie ha questi ritmi (e queste velocità esistono solo su questa nicchia) è perchè è l'utente che vuole e chiede questo.

Ciao ciao

Anonimo ha detto...

grande.
questo è il motivo per cui io non ce la posso proprio fare ad essere indie.

Anonimo ha detto...

ah,la foto è bellissima.

Francesco ha detto...

Annarita, e se fosse indie chi dice di non esserlo e viceverse chi crede di esserlo invece è mainstream?!?!
Insomma una cosa alla "Io sono leggenda".

Potrebbe essere un'ipotesi.

Già l'immagine è molto carina c'è un sito dove vendono quelle magliette, se lo ritrovo lo pubblico, volevo farlo ma mi è passato di mente.

Ciao ciao

EEE ha detto...

post molto bello, e interessante :)
complimenti!
oggi come oggi darsi per indie fa molto cool, ma oltre alle pose e oltre alle mode, passerà come sempre passano tutti i trend.
quello che rimane nel tempo, per fortuna è la qualità. al di là della next big thing

Francesco ha detto...

Ciao E.b. , grazie per i complimenti. Già, per fortuna la qualità rimane, ora è solo un po' più difficile trovarla, immazzo al rumore di sottofondo :)

A proposito, siamo quasi compaesani, io di Fano (ma a Rimini da 15 anni) e tu di Pesaro.

Ciao ciao

EEE ha detto...

si, un po' di attenzione non guasta, se ne si rischia di sentire solo il rumore di sottofondo!

ciao compaesano :)