Il 28 ottobre 2007 è decorso il trentesimo compleanno di Neverminds The Bollocks, l'esordio dei Sex Pistols, convenzionalmente considerato la data di nascita del Punk. La storia della musica, come la Storia con la S maiuscola, ha bisogno di convenzioni e punti di riferimento, così poco importa che le estetiche alla base del Punk, fossero già da tempo sperimentate a Detroit, nelle incisioni di Stooges, Ramones ed Mc5, ad esempio.
Neverminds The Bollocks arrivò nei negozi preceduto da una grande attesa, 125.000 copie erano già state prenotate ancor prima che il disco fosse messo in vendita. I ragazzini che preannunciavano la rottura con l'Art-Rock, con il Progressive e con il "rock che non faceva altro che rigurgitare Chuck Berry", non ci misero molto a scalare le classifiche inglesi.
John Lydon, Steve Jones, Paul Cook e Glen Matlock celebreranno il trentesimo anniversario da quella storica data il 9 Novembre, con un concerto alla Brixton Academy di Londra.
Non sono mai stato un grandissimo fan del Punk, ho amato solo i Clash, che da molti non sono nemmeno considerati Punk. Questo per almeno un paio di motivi: pur avendo esordito lo stesso anno dei Sex Pistols, il gruppo di Joe Strummer sapeva suonare bene (caratteristica che andava contro la logica dei "tre accordi" in auge nelle bettole Punk) e fece un sacco di soldi.
Oltre ai Clash, non sono mai riuscito ad affezionarmi ad un genere che è nato come movimento ideologico ed è divenuto poi linea di abbigliamento. I Punk inizialmente erano giovani ragazzi senza distinzione di classe, c'erano sia appartenenti alla working class, che rampolli in vena di trasgressione. Ma già pochi mesi dopo, l'onda d'urto aveva calato d'intensità e il senso comunitario si era spezzato.
I gruppi più rappresentativi, che inizialmente dichiaravano di voler sovvertire il sistema, soprattutto quello discografico, ben presto si ritrovarono nelle mani delle stesse case discografiche. Il Punk era già una farsa anacronistica e contraddittoria. Trovo molto più interessante il proselito del Punk, ovvero il Post-Punk che interessò l'arco cronologico dal '78 all'84.
Nel 1978 Johnny Rotten (il cantante dei Pistols) lasciò il gruppo, in seguito a gravi incomprensioni sorte durante il tour americano. Non solo, l'ex leader del gruppo, si vide revocare il nome d'arte da McLaren, il manager dei Pistols. McLaren inizialmente lo aveva voluto per la sua prestanza fisica (sintomo di una pianificazione anche estetica, che cozzava un po' con i principi Punk) ed ora rivendicava la paternità e l'uso del nomignolo. John Lydon (questo il vero nome di Rotten) rimase segnato dalla piega che presero gli eventi ed è anche per questo motivo che decise di chiamare il suo nuovo gruppo Public Image Ltd (immagine pubblica ad uso limitato).
I Public Image, furono una sorta di gruppo Proto-Post-Punk, l'inizio di un nuovo approccio alla musica. Il Post Punk, partendo dall'Art-Rock, si prefisse l'obbiettivo di una musica moderna e modernista, arrivando anche a performances estreme che coinvolgessero le altre arti, come la poesia, il cinema, la letteratura e la fotografia. Il peccato capitale del Punk, secondo i Post-Punk, era stato quello di reinterpretare in maniera aggressiva e trasgressiva, un genere, quello garage, in realtà già esistente e quindi inadatto a rompere con la tradizione.
Alcuni gruppi Post-Punk, sono in assoluto fra i miei favoriti di sempre: Devo, Pere Ubu, Joy Division, Fall, The Smiths, Talking Heads, Gang Of Four...
Rispetto il Punk del '77, ma ho dei seri dubbi su chi "consuma" l'estetica Punk oggi (e non mi riferisco alla musica), un modello ormai barbaramente commercializzato e assolutamente privo di significato. Qualcuno mi spiega qual'è il senso, ad esempio, di Avril Lavigne?
martedì, novembre 06, 2007
30 anni dalla nascita del punk, 30 anni dalla fine del punk
Etichette: punk, storia del rock, warner brosPubblicato da Francesco alle 08:06
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4 commenti:
su avril lavigne mi hai spiazzato...
punk è daniel johnston.
punk erano i clash, i ramones..
sui pistols nutro forti dubbi, anche se quando avevo 17 anni suonavo anarchy e pretty vacant con il gruppo..pretty vacant è tutt'ora un gran pezzo.
In che senso ti ho spiazzato? : )
E' un esempio di chi veste punk ma non sa nemmeno che significhi questa parola. Contro prova: cerca "punk girl" su Google Images e secondo me prima o poi salta fuori la bella biondina. E' un buon teste per capire com'è percepita POPularmente la bella Avril.
Per il resto, oltre agli esempi che ho usato nel primo paragrafo (Stooges, Mc5 e i newyorkesi Ramones), io aggiungo i Clash (che come ho già specificato, forse non sono nemmeno Punk) e poc'altro.
Credo che il Punk sia stato un momento davvero bello da vivere, ma allo stesso tempo credo che sia durato solo pochi mesi, almeno nella sua forma ideologica più pura. Poi nulla toglie che si possa ancora suonare/ascoltare, ma l'ideologia è finita.
Ciao ciao
Già, considero never mind the bollocks piu' che un bel disco, anche perchè mi piaciucchia e niente più, un documento del punk inglese del '77. Che poi divento' moda. ma sono un paio di anni che interesso del fenomeno punk di quegli anni, più come movimento diciamo culturale che musicale. Amo i Clash e i Ramones.Anche se i primi sarebbe riduttivo definirli punk, e i secondi appartengono alla corrente americana del movimento, quindi contaminato dal garage e dal surf. Molto piu' "genuino", per quanto dedito maggiormente ad una componente di autodistruzione dura e pura, il movimento punk americano. Concordo col la breve durata del fenomeno reale, pochi mes o poco più. Ma lo trovo un periodo storico per la musica davvero interessante e affascinante
Mesi intensi che sarebbe stato bello vivere da vicino. Anche perchè quell'impulso ha portato a forme musicali davvero affascinanti.
Anche se ricordo dei reportage di Lester Bangs, venuto dall'america per seguire i Clash in tournè, non troppo esaltanti.
Ciao ciao
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