giovedì, luglio 12, 2007

My Morning Jacket: almost famous

My Morning Jacket: storia di un gruppo quasi famoso che proprio malgrado, forse, sta crescendo di fama e non solo.

Questo è in breve il senso degli ultimi anni di vita vissuta e musicale del gruppo meno decifrabile e più obliquo, artisticamente parlando s'intende, di tutto il (centro)nord America.

Restii alle definizioni, è da sempre difficile per la critica musicale fissare il gruppo di Jim James dentro ad un qualche genere o ad una qualche tendenza creativa, del resto chi nasce a Lousville ma ha nel cuore i grande sud (ed è questo il caso) una certa ambiguità ce l'ha già nel D.N.A. Non fraintendetemi è che semplicemente, per loro stessa ammissione, se sei del Kentucky sei troppo lontano dalla Grande Mela victim fashion e contemporaneamente troppo distante da quel sud musicalmente tanto amato.

Ma cominciamo dal principio, Louisville in Kentucky appunto, è qui che i componenti della band nascono, crescono e si conoscono: Jim James chitarrista, cantante, songwriter e produttore part-time, Two-Tone Tommy bassista, Johnny Quaid e Danny Cash; amici prima compagni poi, in pratica un gruppo a conduzione "quasi familiare". E poi come nelle favole più crudeli, dove la perdita precede inevitabilmente un finale lieto, ecco la defezione, prima ancora di assaporare l'aria che si respira in "alta classifica" Johnny e Danny lasciano: troppo dura per loro la vita "on tuor", soprattutto alla luce del fatto che le prospettive non sono ancora troppo rosee.

I Nostri (i reduci), non la prendono bene, ma niente liti, è così che si fa tra amici, solo tanto dispiacere. Il dubbio attanaglia gli eroi, la scelta decisiva precede di un attimo il climax finale: mollare tutto e di filata tutti a casa dalle famiglie, o cominciare delle audizioni? Alla fine è la seconda ipotesi a prendere il sopravvento, perciò dentro Bo Koster e Carl Bromel (rispettivamente tastierista e chitarrista), ora sono pronti al salto definitivo.

1999. E' l'anno del debutto, Tennessee Fire viene accolto calorosamente dalla critica, ma è con il tour del 2003, quello che li vede calcare gli stessi palchi di Guided By Voices, Doves e Foo Fighters, che arriva la fama e il grande pubblico.

2005. L' asso nella manica risulta essere Z, il disco innalza la band da quella nicchia cui era segregata fino a qualche mese prima: un culto per i pochi fortunati che non si sono lasciati scoraggiare da una distribuzione italiana mai puntuale con gli album dei My Morning Jacket.

Definiti fin dagli esordi, forse frettolosamente, come un gruppo neo-alt-country, con Z i My Morning Jacket dimostrano tutta la loro poliedrica verve artistica, incidendo alla quarta prova il disco più indie rock ma, al contempo, anche quello stilisticamente più variegato. Gli ispirati versi di James fluttuano su dieci pezzi di esemplare svolgimento, ogni canzone ha un inizio ipnotico, ma ancor più gusto c'è nel cercare di scorgere tra le note, l'improbabile percorso che i brani di volta in volta disegneranno sul pentagramma.

A ben vedere fra le tracce di Zed al novero dei mood presenti non manca proprio nulla, ballate folk, pezzi semi acustici, tracce country-soul ed episodi più indie o college-rock. Se in precedenza i paragoni più usuali erano quelli con il tanto amato Niel Young e con i Pink Floyd più solenni, con quest'ultimo disco la critica cambia radicalmente i termini di paragone ed allora altri sono i nomi da accostare ai MMJ: Flaming Lips, Mercury Rev e Galaxy 500.

Soluzioni troppo semplicistiche di certa stampa facilona ed innamorata del criticismo derivativo? Forse, ma qualcosa di vero c'è. Risulta infatti pressoché impossibile, durante l'ascolto di Z, non pensare almeno una volta alla magniloquenza pop melodica dei Flaming Lips ai tempi di The Soft Bullettin, o al Dreamy Pop dei Mercury Rev con lunghe ed eteree code strumentali. Senza trascurare il fatto che Z è stato registrato, per la prima volta fuori dagli agresti confini di Lousville, proprio negli Allaire Studios di New York. Gli stessi studios dove i Mercury Rev incisero quello che è considerato il loro capolavoro definitivo: Desert's Song; e tutto torna.

2006. Dei MMJ dal vivo so quello che si può ascoltare dal doppio live Okonokos. Tecnica sopraffina, grandi mezzi vocali, ma poco (a parer mio) carisma. La sequenza dei brani, eseguita meccanicamente, lascia poco spazio a sbavature extra-album, se dal vivo cercate qualche emozione in più da quelle che potete trovare sui dischi ufficiali, bè, rimanete a casa. I My Morningc Jacket sono capaci di sessioni da "buona la prima" e di questo compiacimento godono dal vivo.

2007. E' tempo di ristampe, la Darla records (fan dichiarata del gruppo) ha da poco mandato in stampa At Dawn & Tennessee Fire Demos Package. Il disco contiene materiale molto interessante: i demo dei primi due album dei My Morning Jacket At Down e Tennessee Fire, precedentemente pubblicati in versione limitata in un bonus disc d'accompagnamento a At Down, più diverse rarità live. L'occasione è ghiotta, soprattutto perchè la special edition di At Down non si trova più da tempo.

Eccola dunque la storia di un gruppo tanto ricco di talento quanto prodigo di sincera modestia, capace di vendere milioni di copie ma altresì capace di rimanere scottato per la defezione di due membri storici, due amici. Ecco la storia del gruppo che se esploso al momento opportuno avrebbero scritto la colonna sonora ideale per il film/documentario di Cameron Crowe Almost Famous. Non a caso infatti, perso quel treno, Crow li ha poi fortemente voluti nel suo ultimo Elisabethtown, dove i MMJ interpretano una cover band dei Lynyrd Skynyrd.

Ecco la storia di un gruppo che poteva rimanere "quasi famoso" ma che ora il successo, almeno in ambito indie per nostra fortuna, se l'è meritatamente conquistato.

Similar Artist: Flaming Lips, Lynyrd Skynyrd, Neil Young
Mp3:
The way that he sings At Down - demo
The bear The Tennessee Fire - demo

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