martedì, ottobre 12, 2004

Ariel Pink's Haunted Graffiti - The Doldrums

Ariel Pink's Haunted Graffiti
The Doldrums (Paw Tracks - 2004)

Il disco d’esordio di Ariel Pink suona come se Devendra Banhart accarezzasse la sua chitarra con una radio al posto del plettro, e come se la voce uscisse anziché dalla sua bocca dalla stessa radio/plettro.

Questo, con molta più elettronica, è pressappoco il sound di Ariel Pink.

Ok, l’ennesimo squilibrato prestato dai manicomi all’indie pop, ma chi è realmente Ariel Pink?

La leggenda vuole che il nostro giovane californiano, in un lontano giorno di qualche mese fa spedisse un cd con alcuni pezzi alla Paw Track Records, etichetta dedita alle stranezze con sede a New York. Destino volle che gli Animal Collective, unico gruppo sotto contratto con la Paw Tracks prima di Ariel, entrassero in possesso del demo e, folgorati, ne caldeggiassero la pubblicazione. Dio li fa e poi li accoppia.

Ariel Pink e il suo esordio, ArielPink’s Hunted Graffiti 2 THE DOLDRUMS, hanno subito spaccato la critica musicale in due. C’è chi vede in lui il salvatore del pop d’altri tempi (UNCUT 5/5) e chi lo reputa un’ accozzaglia di rumoreggiante pseudo folk (Pitchforkmedia 5/10). Tra i tanti cito due dei più autorevoli giudizi, mentre in Italia non sono sicuro che la stampa si sia già occupata del bizzarro artista.

Io sono del parere che un genio si sia rivelato emergendo dai soleggiati lidi californiani. Me lo gusto ora e ve ne parlo oggi, ma a mio dire il futuro è tutto di Ariel e presto la stampa gli sarà addosso; sarà un nuovo caso “Devendra Banhart”? Non lo so ma le premesse ci sono.

Se ancora vi steste chiedendo che razza di musica faccia questo hippy dell’underground americano; dalle vaghe somiglianze con Gesù Cristo; in pic-nic con il suo Maggiolone nero, in un cimitero di campagna dall’erba troppo alta (vedere la copertina per credere), è presto detto. Ariel è sostanzialmente un cantautore folk capace di comporre melodie pop pressoché perfette, Among Dreams potrebbe benissimo averla scritta Brian Wilson. Tuttavia le traiettorie pulite e scintillanti non piacciono al nuovo profeta del lo-fi., meglio sporcare il tutto, renderlo tremendamente ingenuo e pastrocchiato, come se uscisse dalle mani di un bambino. L’ingenuità fanciullesca è una preponderante caratteristica del disco, cosa che più di altre accomuna il ragazzo ai suoi talent scout, gli Animal Collective.

Notevoli gli apporti di elettronica, che con echi di lontananze e con un sound spesso “lungo”, liquido e scivoloso, riverbera certe atmosfere new wave; ascoltate For Kate I Wait e poi mi direte.

In ultimo, da segnalare il fatto che più o meno l’ 80% della sezione ritmica è campionata dalla sua stessa voce. Se il miglior assolo di batteria, si favoleggia sia quello di John “Bonzo” Bonham, il miglior assolo di batteria campionata dalla propria voce è sicuramente quello di Ariel Pink in Strange Fires.

Ecco l’anello mancante tra Beck e Devendra Banhart, il prototipo del cantautore folk lo-fi del 2005.

Oggi una promessa, domani un caso!
Similar Artist: M Ward, Brian Wilson, Beck, The Magnetic Field
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Mp3:
The doldrums

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