lunedì, giugno 04, 2007

The Unicorns - Who Will Cut Our Hair When We're Gone?

REISSUED REVIEW: The Unicorns
Who Will Cut Our Hair When We're Gone? (Alien8 Recordings - 2004)

Una pietra miliare lo-fi, condito di elettronica in chiave acida. Leggendari.

Gli Unicorns sono stati per me un vero e proprio colpo di fulmine! Qualche singolo (di cui Unicorns Are People Too si piazza addirittura 23° nella classifica Canadese), un solo disco in primavera 2004 e poi si sono sciolti (oggi chi vuol seguire Nicholas Diamonds può procurarsi l'esordio dei The Islands). Il loro, di fatto, è l'ultimo grande disco della Rough Trade, almeno per quanto mi riguarda. Questa mia recensione è apparsa un po' ovunque, tranne qui ; ) Eccovela.

La storia del gruppo è tanto bizzarra quanto si addice alla loro musica. Il connubio musicale tra Nicholas Diamonds e Alden Ginger si consuma già al liceo, ma poco dopo le loro strade si dividono. Il primo tenta la carriera artistica a Montreal, il secondo sceglie il matrimonio. Naufragata la vita familiare, Ginger si ricongiunge all’ex compagno di classe e attorno a quei due, nel 2000, nascono i The Unicorns.

Who Will Cut Our Hair When We’ Re Gone è un disco bellissimo, sebbene questa parola contraddica concettualmente tutto quello che quest’opera rappresenta. Infatti, come a casa Addams, a questi ragazzi non interessa l’ oggettivamente bello, piuttosto il brutto e l’arcano. Come in un capovolgimento della realtà, il buffo, il grottesco e il tragico(mico) sono le parole chiave del disco. La fanno da padrone bizzarrie, mostriciattoli ed eroi (n tempo fiabeschi e favolosi) deformati fino ad una spiazzante mostruosità. Persino gli Unicorni non sono le eleganti ed immortali bestie mitologiche, ma goffe e mortali creature.

L’intero disco è, per certi versi, un concept sulla finale dipartita. La Grande Consolatrice è infatti il leitmotiv di molti pezzi: I Don’T Wanna Die, I Was Born ( A Unicorn ) ( “…i was born a unicorn, when i come to the other unicorns are dead…” ) e Ready To Die.

Per quanto riguarda le preferenze musicali del gruppo, scordiamoci la classica struttura strofa-ritornello-strofa. A farla da padroni sono riff distorti e coinvolgenti, coretti stile Beach Boys e flauti tanto sgraziati da sembrar rubati alle nostre ore di Musica alle medie. Ogni canzone è un crogiuolo di citazioni, impossibile a priori immaginare come si concluderà un pezzo degli Unicorns.

Per quello che riguarda l’aspetto derivativo del disco i nomi sono pochi ma precisi ed importanti. Pavement, Flaming Lips, edAnimal Collective sono ravvisabili in più di una traccia, inoltre l’elettronica dei Grandaddy pare un motivo ben assimilato dai Nostri.

Similar Artist: Pavement, Neutral Milk Hotel, The Islands
Rating:


Mp3:
I was born (a Unicorn)

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